giovedì 31 ottobre 2013

Lampada Osram

Sottotitolo: il mio quasi primo bacio

Era tanto tempo fa, in un periodo in cui ascoltavo alcuni LP di Claudio Baglioni a ripetizione e Lampada Osram era una delle mie canzoni preferite, anche perché mi ritrovavo un po' nella protagonista ammarronata. E, in generale, la malinconia di Claudio Baglioni mi si confaceva.
Non avevo motivi per essere così malinconica... ero giovane, stavo bene, avevo tanti amici e una famiglia serena, ma lo ero.
In quei giorni, un po' inconsapevolmente, stavo illudendo un po' uno con cui ogni tanto uscivo il pomeriggio e che un po' mi piaceva pure, ma, in effetti, ero cotta di un altro.
Quest'altro era uno che mi illudeva, non so quanto inconsapevolmente, e che metterei nella categoria dei "confusi e infelici", anzi, che, in quel periodo, era sul podio dei confusi e infelici della mia vita. 
Quindi, quella mattina, con il tizio con cui uscivo ogni tanto, camminavamo... mano nella mano... ?!
non mi ricordo bene questo particolare... ma forse sì, perché l'ho detto che lo stavo un po' illudendo il tipo (ma, a mia discolpa, avevo quindici anni e frequentavo un gruppetto in cui uscire insieme e tenersi per mano non significava chissà cosa).
A un certo punto, questi fece una battuta che lasciava molto poco spazio all'interpretazione e da quella capii che lui era andato oltre... per me era un'amicizia molto piacevole, ma non ero affatto determinata a farla diventare qualcosa di più, almeno non subito, non in quel momento in cui sul podio c'era qualcun altro.
Dopo pochi secondi dalla battuta, giunse il gesto... l'avvicinarsi piano, con lo sguardo che si sposta dagli occhi alla bocca. 
Non so cosa lesse nei miei occhi e non so nemmeno cosa volessi trasmettere io.
Sapevo che il mio rifiuto lo avrebbe ferito e ci avrebbe allontanato e mi dispiaceva, ma sapevo anche che non potevo dare il primo bacio a qualcuno di cui non fossi innamorata... quando il qualcuno di cui ero innamorata esisteva, lo vedevo ogni giorno e, sebbene mi desse segnali fortemente contrastanti, del tipo un giorno ero al centro dei suoi pensieri e il giorno dopo non esistevo, dentro di me sapevo che prima o poi sarebbe successo qualcosa. E, per la cronaca, ho mantenuto questa convinzione da illusa fino a quando, quasi due anni dopo, giunse colui che dal podio lo spodestò.
Così, con in mente mille pensieri, decisi per la classica mossa del girare la faccia e il mio quasi primo bacio si stampò sulla guancia e mi sfiorò un angolo della bocca. 

C'è un modo di dire che è "fare testina"... quando uno si avvicina per baciarti e tu vai indietro con la testa. Se c'è un modo di dire, sarà frequente... a me è capitato solo quella volta. Le altre volte, ho ricambiato o non ho permesso che arrivassimo a quel momento. E, fortunatamente, non mi è mai capitato che qualcuno facesse testina a me. Ma perché capita? Tralasciando quando hai quindici anni, che di stronzate sei autorizzato a farne per via dell'età (quella che io e un paio di amiche chiamiamo "della bestialità")... se capita da grandi... perché?
Perché la gente ti illude anche se non ti vuole e te lo fa capire solo nel momento in cui tenti di baciarla, che è l'ultimo momento in cui può tirarsi indietro? Perché la gente è confusa e non sa quello che vuole e lo capisce proprio quando stai per baciarla (che non ti vuole)?



giovedì 24 ottobre 2013

Tristezza (1993)

Per l'immagine grazie a Lady Alexandra di Diario di Corte


Distruggiamo le memorie
e riponiamo i nostri sogni in angoli bui che non vedranno
mai più la luce.
Ombra, lascia che di me solo questo rimanga
e, fantasma in un castello,
errante nella notte
sentirai di me stridere le catene
Sono le mie lacrime
che scendono pesanti come pezzi di ferro
lasciando sul volto solchi profondi
come pozzi neri di cui non si vede il fondo.

lunedì 21 ottobre 2013

Ancora tra un anno (1993)

Grazie a Lady Alexandra, di Diario di Corte per l'immagine.


Sarai ancora qui
tra un anno
tra due o tra dieci
a riempire le mie giornate
e impossessarti dei miei pensieri

Sarà magari il sorriso di un altro
a ricordarmi la dolcezza del tuo
e ad accendere nella memoria
le parole e le immagini
che ti rendono a me

Camminerò felice per le strade
e sorriderò stringendomi a lui
pensando di esserti ancora accanto

martedì 15 ottobre 2013

La casa con bagni separati: l'inizio


Questa casa, casa nuova, l’avevamo vista tempo fa, molto tempo fa, quando non ce la potevamo nemmeno permettere, sulla carta. 
Ci era piaciuta subito, a tutti e due. Su alcune cose andiamo perfettamente d’accordo. 
Poi sono passati degli anni e, a fine del 2008, la casa ci si è ripresentata davanti. Ancora sulla carta e lievemente diversa nella divisione interna e, soprattutto, con un’esatta allocazione nello spazio, a noi visibile sotto forma di grosso scavo in cui bisognava stare attenti a non scivolare. 
Sebbene la divisione interna non fosse il massimo della comodità, abbiamo deciso lo stesso che quella sarebbe stata la casa della nostra vita, così abbiamo iniziato a trattare con i costruttori. Siccome io sono una persona abbastanza testarda e a volte anche parecchio rompiballe, mi sono sbilanciata a chiedere delle modifiche strutturali che eravamo quasi certi non si potessero fare per ragioni burocratiche. Sono arrivata addirittura a dire che avrei rinunciato alla casa se alcune modifiche non fossero state attuabili. 
In particolare una, ho sempre avuto un sogno: quello di avere una camera con bagno annesso, come negli alberghi. Alzarmi di notte e percorrere spazi solitari e bui per andare in bagno, non è mai stata la mia attività preferita. Ricordo ancora quanti tentennamenti, solo per sporgere il braccio di venti centimetri nel lungo corridoio buio di casa nella notte, così da accendere la luce e poter raggiungere il bagno a circa un paio di metri dalla mia stanza di ragazzina.
Quindi, il bagno in camera era un MUST. Inoltre, questa sarà la mia casa definitiva, almeno così spero, quella della mia vita, quindi non avrò altre possibilità di avere un bagno in camera. 
E già mi pesa rinunciare alla piscina! Che sarebbe un altro sogno... di cui parlerò un'altra volta.
La divisione della casa, in base al progetto, ci era sembrata bella, ma scomoda. Tutti gli spazi della casa erano concentrati al piano terra e le stanze erano, per forza, piccole e poi c’era un solo bagno e non in camera. 
Un’altra cosa che desideravo era un bagno per gli ospiti, il cosiddetto bagno di rappresentanza, in modo che non necessariamente chiunque andasse in bagno a casa mia dovesse conoscere la marca degli assorbenti che uso o che libri leggo quando sono seduta sulla tazza. 
Quando l’impresa ci ha detto che erano possibili tutte le modifiche che volevamo, io e il marito ci siamo sbizzarriti. Abbiamo completamente cambiato la casa. Non c’è una destinazione d’uso, adesso, che coincida con quella iniziale. Tutte le modifiche ruotavano intorno alla necessità di avere il bagno in camera. Abbiamo spostato la scala, le colonne e il garage e, alla fine, gli stessi dell’impresa ci hanno fatto i complimenti, perché il nostro progetto è stato molto più funzionale di quello che avevano fatto loro.

venerdì 11 ottobre 2013

Il ragazzo dalla pigna appesa al collo con una cordicella sottile





Mi guardo intorno: la mia stanza è sempre la stessa da quasi dieci anni. 
Sdraiata sul mio letto ad una piazza e mezza, guardo la scrivania con il mio PC, ormai indispensabile compagno delle mie giornate (e nottate) e ai muri tante di quelle cose appese che non so come farò a portarmele tutte quando andrò via. 
Spero in una telefonata. 
Penso che mi ritrovo sempre qui, sdraiata sul mio letto, ogni volta, sotto alla motoslitta ribaltata nella tundra di notte in mezzo alla neve e ai lupi, a rimettere a posto i cocci del mio cuore spezzato dal "fidanzato" confuso e infelice di turno. 
Mi chiedo se finirà prima o poi. Ripensando a Baricco in "Oceano Mare", mi chiedo, come Bartleboom, se da qualche parte esiste quello che da sempre è il mio uomo, colui al quale regalerò tutti gli istanti della mia vita… 
Sono immersa malinconicamente in queste riflessioni quando squilla il cellulare. Salto in aria. E' la mia amica che mi propone di andare al mare con lei e mi dice: "... Ah, viene pure l'amico di mio fratello, forse te lo ricordi, lo hai conosciuto a capodanno". 
Io, che non ho affatto memoria per gli sconosciuti e che a capodanno ero impegnata a cercare di sedurre quello che ora è l'ex "fidanzato" confuso e infelice di turno, rispondo distratta che non me lo ricordo e penso che preferivo stare sola con lei per immergerci, come sempre, nei racconti reciproci delle nostre vicende su cui finiamo immancabilmente per farci quattro risate. 
Però non glielo dico e comunque non servirebbe, perché l'amico è stato già invitato. 
Da brava amica, quindi, accetto entusiasta e ci incontriamo in spiaggia… Sorridente, subito mi presento all'amico, che mi apostrofa un po' stupito del mio gesto: "Ma noi ci conosciamo, ci siamo visti a capodanno!". Io penso "cretina che sono, me lo aveva pure detto lei che ci conoscevamo già!" e dico, mentendo spudoratamente, "Ah, scusa… Ma certo che mi ricordo!". 
L'inizio non è male e supera il mio record: prima figuraccia già fatta dopo pochi secondi di conoscenza! 
Se prima ero dispiaciuta di non essere sole, mi rendo conto, dopo poco, che il tizio non è affatto male. Comunque, forse io non sono ancora in vena di nuove amicizie romantiche, dato che ho ancora tanti altri pensieri per la testa e poi, questo tizio interessante, che porta una piccola pigna appesa al collo con una cordicella sottile, sembra essere già impegnato con una latitante tipa che si trova fuori per alcuni mesi. 
Torno a casa, contenta ma un po' delusa, pensando che, come al solito, quelli che mi interessano e a cui io potrei interessare, generalmente sono confusi oppure sono già impegnati con altre... quindi, beh... peccato, non avrò l'occasione di conoscerlo meglio. 
Però, un po' per coincidenza o perché è destino o semplicemente, in fondo, perché lo vogliamo, io e l'amico cominciamo a incontrarci spesso. Le giornate volano e il tempo passa, ma lui sta con un'altra che, sebbene latiti, comunque esiste e io non mi voglio impelagare in situazioni che mi porteranno solo guai. 
Arriva il giorno della mia partenza per una vacanza prenotata da lungo tempo e, per una strana combinazione, lo stesso giorno in cui io ritornerò dalla vacanza, la misteriosa ragazza del mio amico farà pure lei ritorno dal suo lungo viaggio. Ci salutiamo e gli ricordo, con un misto di malinconia e provocazione, che al mio ritorno non passeremo più tanto tempo insieme dato che "finalmente" conoscerò la sua ragazza. 
Al ritorno, preparata mentalmente a fare la simpatica con la suddetta ragazza, noi riprendiamo a vederci come prima della partenza ma lei non compare, io non chiedo nulla di lei e lui non fa parola, fino a quando organizziamo due giorni fuori e ci serve sapere il numero esatto dei partecipanti per organizzarci. 
"Allora voi siete in due, no?" gli chiedo e lui risponde "No, sono solo. Sai, il giorno che lei è tornata ci siamo lasciati". Sono talmente stupita e contenta che per poco non mi metto a ridere, ma dico seria "Mi dispiace".

Compagni di merende (parte 2)

"Il fuoco di un camino
non è caldo come il sole del mattino...
sul mio corpo il calore delle stelle
chissà dov'era casa mia"
(Io vagabondo - Nomadi)


Dopo una mattinata normale, senza eventi romantici di sorta, mi ritrovo, a fine pranzo, coinvolta in una battaglia a... sputi di semi d'anguria! Ovviamente, il mio compagno di merende si trova in prima fila tra quelli che tentano di appiccicarmi addosso i fastidiosi semini e io non sono da meno.
Come ovvia conclusione della battaglia, bisogna lavarsi!
E ci ritroviamo, ancora senza sapere i nomi, magicamente solo noi due, ancora tutti appiccicaticci, seduti per terra vicini, appoggiati al muro del bagno, a parlare per la prima volta.
Ci raccontiamo con semplicità e allegria e scopro, sorpresa, che il mio nome lui in realtà lo sa da tempo.
Il suo racconto è velato di malinconia, di qualcosa che non riesco a capire, ma il mio entusiasmo vale per tutti e due. Trascorrono sereni i giorni previsti della vacanza e l'ultimo giorno penso triste che adesso lui deve partire. Ma, nemmeno se mi leggesse nel pensiero, mi propone di andare a fare un giro in macchina in città un paio di giorni... "potremmo dormire sulla spiaggia con il sacco a pelo".

L'idea di dormire sulla spiaggia sotto le stelle per me è semplicemente fantastica, penso ai Nomadi, "Io Vagabondo" in questi giorni è diventato quasi un nostro inno, insieme a "Non ho più la mia città".

Ben felice, quindi, di aver dato tutte le materie prima delle vacanze e di poter contare, primo, su una macchina a disposizione e, secondo, su una famiglia che mi permette di fare quasi sempre quello che voglio, accetto entusiasta.
Partiamo subito alla volta della città, circa 200 km di autostrada "per modo di dire", siamo in quattro con la mia modesta utilitaria… unici bagagli: i sacchi a pelo, una coperta e la chitarra.
La passeggiata in macchina è molto piacevole, siamo tutti molto affiatati e ridiamo molto, inoltre, complici alcune occhiate attraverso lo specchietto retrovisore, sono abbastanza sicura che tra di noi sta nascendo qualcosa di bello.
Penso che sono proprio felice, ho tutto quello che voglio in questo momento e mi sento molto "vagabonda", insieme a qualcuno che nell'animo è ancora più vagabondo di me.
Arrivati in città, ci dirigiamo subito verso quella che è la reale romantica meta del viaggio: una spiaggia in cui cenare, suonare, cantare e addormentarci al chiarore delle stelle... solo di quelle, perché non abbiamo nemmeno una torcia.
Per fortuna, la serata è splendida e c'è la luna, quindi riusciamo tranquillamente a sistemarci in spiaggia anche senza illuminazione artificiale. Mangiamo alcuni pezzi di pizza, accompagnati ad un po' di vino padronale, che ci sta bene, e cantiamo.
La serata trascorre piacevolmente e ci addormentiamo vicini. All'alba siamo i primi a svegliarci sotto una pioggia sferzante e ci rimettiamo in macchina sulla via del ritorno.
Adesso è veramente il tempo di partire.

Non è successo niente tra noi, niente di tutto quello che caratterizza una storia, ma ci siamo dati tanto, hai ridato fiducia in me stessa e fatto apprezzare cose della vita che non ritenevo "valide", che avevo dimenticato o che semplicemente non conoscevo. Quanto mi ha fatto sentire libera camminare scalza o partire con amici senza meta, senza bagagli e senza porsi limiti, dormire sulla spiaggia, fregandosene dei conforts (che non ci sono), dormire per terra e dedicare parte del proprio tempo agli altri, incondizionatamente.

Sei partito ieri e io sono qui a scrivere che è stato proprio bello conoscerti. Conoscerti e basta.

giovedì 10 ottobre 2013

Compagni di merende (parte 1)

E adesso sto cantando e ancora sto sognando
ma non ho più la mia città
non e' cambiato niente tutte le notti aspetto
ancora una stella cadente
(Ma non ho più la mia città – G. Trovato)


La voce di Gerardina Trovato si diffonde intorno a me, penso che questa canzone mi calza a pennello. Catania non mi basta e vorrei fuggire lontano… a New York perché no? Quello che c’è qui adesso non mi va più bene, voglio altro.

La stanza enorme è squallida, la luce fioca e le pareti bianche lievemente ingrigite, pochi arredi, qualche vecchio grande tavolo di truciolato di pessima qualità.
Alle pareti nessun quadro, solo un paio di cartelli, scritti a mano, in uno si legge “Pulite il tavolo quando vi alzate!” e in un altro “Chi viene sorpreso a lasciare sporco il tavolo a pranzo, sarà inserito nel turno di pulizia dei bagni dell’indomani!”… questo è il tono della vacanza. Autogestione. Siamo una ventina di età compresa tra i 18 e i 25 anni, io mi colloco perfettamente a metà dato che ne ho 21.

Mi sono trovata, come molte altre volte nella mia vita, trascinata in un’avventura in cui non credevo nemmeno troppo, mi sono fatta prendere dall’entusiasmo degli altri e dalla voglia di riempire bene le mie giornate per non avere tempo di pensare.
Con lui è finita, se così si può dire, dato che non so nemmeno se si può dire che sia mai iniziata, e io mi sono imbottita di impegni per non cadere nell’errore di cercarlo di nuovo e adesso sono qui… da due giorni, in un’enorme scuola nella periferia di un piccolo comune della provincia, a condividere con diversi amici e molti sconosciuti, un’esperienza che, a detta di chi l’ha già provata, sarà unica.

Mentre mi guardo intorno, nell’enorme stanza squallida, scrutando le espressioni buffe dei miei compagni di avventura che discutono a gruppi dei turni per la cucina e la pulizia, cammino ciondolando, mangiando uno yogurt alla ciliegia e sorrido sollevata pensando che ho già dato la mia piena disponibilità per le attività esterne piuttosto che quelle di gestione interna, quindi non mi toccherà fare turni in cucina o nei bagni, per fortuna.



Assorta, sorridente e pensierosa, una presenza improvvisa si manifesta davanti a me, fulminea mi ruba il cucchiaino e ne ingurgita il contenuto… “Ma che ci hai messo dentro?”, mi chiede stupito masticando. Lievemente sorpresa e piacevolmente colpita dalla sua intraprendenza, dato che non ci si conosce per nulla (nemmeno i nomi), ma non avevo potuto fare a meno di notarlo già al momento della presentazione generale due giorni prima, ribatto un po’ imbarazzata “… Sai, ci ho sbriciolato dentro una brioscina T”. Lui è del nord e le brioscine T le ha conosciute qui da noi solo da un paio di giorni, sorride e dice “Beh… è buono, me ne dai un altro po’?”. Così consumiamo insieme questa romantica merenda.
Mentre si allontana, ripenso sorridendo al gesto di intimità che ha avuto nei miei confronti e penso che una nuova storia, qualcuno a cui pensare mi aiuterà a non pensare più ai fantasmi del passato. Però è un po’ presto e la distanza è tanta!

Dopo cena, un amico mi convince ad andare con lui e qualche altro a guardare le stelle sul tetto… “Ma ti devi portare il materasso!”, così mi ritrovo, faccia a faccia, con il mio compiaciuto compagno di merende, a trasportare il mio materasso dal mio letto, su per le scale, sino al tetto. La serata è fantastica, la luna illumina perfettamente le nostre facce e si sta benissimo, non serve nemmeno la coperta. A guardare le stelle sul tetto è inevitabile che si formino le coppie e, mentre a due a due gli amici si accomodano guardando romanticamente la luna sulle nostre teste, intraprendente come la mattina, il mio compagno di merende si sdraia accanto a me sul materasso senza nemmeno chiedermi se sono d’accordo… e ancora non sa nemmeno il mio nome.

La genesi atavica del problema

Una volta, su una di quelle belle agende Smemoranda, ho letto questa frase: "L'amore è una motoslitta che corre all'impazzata nella tundra, all'improvviso fa una capriola e si ribalta, bloccandoti sotto. Di notte arrivano i lupi". Non so chi l'abbia scritta e io l'ho sempre considerata il motto della mia vita sentimentale.

Beh... adesso sono proprio immersa nella tundra. Sono bloccata sotto alla motoslitta e vedo i lupi che si avvicinano. Terrorizzata e infreddolita, non riuscendo a produrre pensieri più consoni ed utili in questa terribile e definitiva situazione, riesco solo a chiedermi "Perché mi ritrovo sempre qui, in questa terra desolata, circondata da lupi famelici?".



Sarà forse colpa del mio lanternino?!

Ho sempre pensato che il lanternino è essenzialmente quell’intuito un po’ folle che ti porta a cercare sempre lo stesso tipo di uomo, anche se sai che non è il tuo tipo! È l’intuito che ti porta tra le braccia di uomini affascinanti, che senti come spiriti a te affini e che, dopo aver riso, pianto e fatto tanto meraviglioso sesso, ti lasciano, affranti quanto te, ma senza spiegazioni logiche.

Chi utilizza il lanternino non sempre ne è consapevole, anzi, perlopiù, di questo simpatico strumento si fa un uso assolutamente inconscio. Il lanternino si mette in funzione da solo, di solito proprio quando vorremmo stare tranquilli a casa a dormire. Nessuno sa bene se esista un modo per spegnerlo. Probabilmente il tasto “off” non esiste.

Il processo di avvio del lanternino non è reversibile: una volta partito non si può fermare. E comunque ci si accorge che esso è in funzione solo quando è troppo tardi, generalmente quando si è già innamorati persi dell’uomo che il nostro fedele amico luminoso ha scovato per noi.

Io non solo uso inconsapevolmente, da oltre vent’anni, un lanternino ma, per di più, credo che il mio lanternino sia difettoso!! Difettoso, sì, come Ai Amano, la mia Video Girl preferita. Forse dovrei sostituirlo. Oppure no. L'esperienza di Video Girl Ai mi ha insegnato che non sempre i prodotti difettosi sono peggiori degli altri... anzi, spesso nascondono tanti lati buoni.

Ho sempre immaginato il lanternino come un’antica lanterna bronzea pentagonale, trasportata da gnomi o altre creature fantastiche, solitamente vestiti di rosso, con cappucci e scarpe a punta. Il mio lanternino ha i vetri di colore giallastro, sporchi di fuliggine e dentro una piccola candela azzurra.

Non credo faccia molta luce. Il difetto forse sta proprio in questo: fa poca luce.
Il mio lanternino non ci vede bene.


- 2006

Bagni separati: l'origine del nome di un blog

Io sono una accumulatrice... non di quelle patologiche che si vedono sui documentari di Sky, ma tendo a buttare molto poco, giusto quando le cose sono piene di buchi o delle scarpe mi salta via la suola. 
E, in questo, io e il marito non potremmo essere più diversi... ma non perché lui sia uno che butta, no, lui non accumula: io possiedo due armadi, lui due ante, io un intero armadio per le scarpe, lui uno spazietto di mezzo metro quadrato sotto uno scaffale, una volta, poi, condividevamo l'armadietto del bagno e per il 98% conteneva cose mie.
Dopo anni di convivenza, abbiamo, finalmente, bagni separati
Io ho il mio, con mattonelle dai disegni floreali di tre diversi colori, pieno zeppo di molte cose anche inutili e lui ha il suo, dai colori sobri, in perfetta sintonia con il resto della casa, un bellissimo regno ordinato e quasi vuoto.

Dai nostri bagni separati mi è venuta l'idea per il titolo... bagni separati che sono una sorta di emblema delle diversità tra due persone che vivono insieme. Diversità che ci sono sempre, anche quando amiamo follemente il nostro coinquilino/amante... perché, eccetto che in rari casi (alcuni li conosco personalmente), è proprio difficile che due vadano a convivere e che sia tutto rose e fiori sin dal primo momento, senza nessun problema di adattamento. D'altra parte, due tizi... che per trent'anni hanno vissuto per i conti loro, magari anche con la mamma che preparava loro la pappa a pranzo e a cena, con le proprie abitudini e quelle della propria famiglia di origine radicate sin dentro il cervello... 'sti due tizi vanno a vivere insieme e due mondi, semplicemente, si scontrano.
A volte lo scontro è fatale. Altre volte no e, a poco a poco, si cerca insieme di appianare le differenze...
- ah quindi tu il tubetto del dentifricio lo spremi partendo dal centro? ehm, che simpatico il tubetto con quella forma a 8... però che ne dici se da domani, lo spremiamo partendo dal fondo?
A questo, la risposta potrebbe spaziare da un V@ffanculo dei più radicati nelle proprie posizioni, al Ah, in effetti, discutendo con te di questo problema, mi accorgo che hai ragione e spremere il tubetto dal fondo mi sembra più funzionale, quindi da domani lo farò anche io di quelli disposti a mettere in gioco le proprie posizioni, al Certo amore di quelli che non hanno una propria posizione e assumono in automatico quella dell'altro.
Tra le tre posizioni, preferisco nettamente la seconda.

I bagni separati, poi, rappresentano i propri spazi.
Un tempo sono stata una che ha vissuto quasi annullandosi per un altro. Tempo dopo, anche grazie a una delusione che non dimenticherò finché campo, ho capito che amare non significa annullarsi per l'altro. E che mantenere i propri spazi e i propri interessi individuali, oltre a quelli della coppia, è fondamentale per la sopravvivenza. E poi, magari non per tutte le coppie, ma credo che per la maggior parte, vi sono momenti in cui rifugiarsi nel proprio bagno potrebbe essere l'unica via di salvezza!


Qui sotto due immagini di bagni famosi, entrambi protagonisti del film Shining di S. Kubrick.
Il primo, quello verde, è il bagno della camera 237, nella quale Jack incontra la donna nuda con cui pomicia un po' prima di rendersi conto che è in avanzato stato di decomposizione.
Il secondo bagno, quello rosso, è quello in cui Jack incontra Delbert Grady, vecchio custode dell'albergo, che gli spiega in che modo ha punito sua moglie e le sue figlie che non amavano l'albergo, dandogli proprio un'ottima idea.




Premessa

Questo blog è una sorta di viaggio all'interno dei rapporti di coppia, un viaggio non troppo serio, basato sull'esperienza di una quarantenne che si guarda indietro e ripensa a quanto è bello ridere del proprio vissuto, adesso che non fa più male.
Non sono sicura ancora di quello che scriverò, gran parte delle cose riguarderanno me personalmente e potrei infilare esperienze attuali in mezzo al marasma di quelle passate. Potrei anche mettere in mezzo esperienze altrui, non lo so ancora. L'unica cosa che so è che vorrei descrivere esperienze su cui magari qualcuno sorriderà (perché quello che vorrei cercare di mantenere è il tono semiserio) e in cui magari altri si ritroveranno... Perché a me avrebbe fatto oltremodo bene, in certi periodi, leggere il blog di altri e rendermi conto che non ero l'unica a provare certe cose... ma ai tempi della maggior parte delle cose che scriverò, i blog manco esistevano.

Fonte

Probabilmente qualcuno degli uomini che ho conosciuto, ritroverà, da qualche parte, pezzi di sé, ma ho cercato, dove possibile, di mescolare le situazioni, in modo che nessuno possa affermare inequivocabilmente “Quello sono io!”. 
 
Se qualcuno si dovesse rileggere in queste parole, i casi sono due:
1) se non ci conosciamo, allora è un caso,
2) se ci conosciamo... beh, allora "Ciao, quanto tempo che non ci si vede, eh?"... :)

No... ho rielaborato alcune parti vere ed altre le ho inventate di sana pianta... è difficile che qualcuno possa riconoscersi per intero qui. 

E, comunque, non ho fatto nomi! :)

In ogni caso, grazie a voi tutti per l’inconsapevole ispirazione, vi ho voluto bene e scusate se oggi rido su alcune cose, le stesse che magari, un tempo, ci hanno fatto anche piangere. O MI hanno fatto piangere, più spesso.

Completo la mia premessa con tre cose:
1) non ho pregiudizi, come potrebbe sembrare in qualche pezzo;
2) non sono sessista e credo che uomini e donne abbiano difetti e pregi non in quanto tali, ma in quanto esseri umani (e basta);
3) uno dei "fidanzati tipo" un po' rielaborato, l'ho sposato.





Incipit - Non è mai per qualcosa che succede: l'amore finisce

Frattanto si era fatto tardi e tutt'e due dovevamo andare per i fatti nostri. Ma era stato molto bello, rivedere ancora Annie, dico bene? Mi resi conto di quanto era in gamba – stupenda – e, sì, era un piacere… solo averla conosciuta… e allora io… ripensai a cosa fosse l'amore. L'amore credo sia come una vecchia barzelletta, quella dove uno va da uno psichiatra e dice: "Dottore, mio fratello è pazzo, crede di essere una gallina"; e il dottore gli fa "e perché non lo interna?" E poi lui risponde " e così a me le uova chi me le fa?" Bè, credo corrisponda ai rapporti uomo-donna, e cioè che sono assolutamente irrazionali, pazzi e assurdi! Ma credo che continuino, e che la maggior parte di noi, ha bisogno di uova.

Woody Allen, Io e Annie